Fleeting moments
Ileana Mottola presenta da cantautrice il suo primo lavoro discografico che ben ne rappresenta l’ecletticità stilistica. Dieci composizioni originali nelle quali confluiscono le esperienze del jazz, del pop e della musica latina e che, nelle esibizioni live, si innestano nel terreno della tradizione jazzistica rendendo questo progetto un contenitore di soluzioni intense e originali.
Il sound è reso vibrante dall’estro esecutivo dei componenti, tra i migliori artisti della scena nazionale (Jerry Popolo, Antonio de Luise, Aldo Vigorito, Franco Gregorio, Walter Ricci, Angelo Carpentieri, Antonio Imparato).
Una raccolta di “attimi fuggenti” percorrono il debut album della giovanissima Ileana Mottola, cantante e compositrice salernitana. Il disco si intitola “Fleeting moments” ed inanella dieci tracce – etichetta Hydra –dove la voce della Mottola è accompagnata da una formazione di grande prestigio. Il disco, sul quale pesano gli arrangiamenti a quattro mani della stessa Mottola e di Antonio De Luise, ha un suono omogeneo e ricercato anche grazie alla levatura dei compagni di viaggio, musicisti di primissimo ordine che, soprattutto nei soli, impreziosiscono la scrittura della Mottola. Nelle dieci tracce la giovane cantante frulla dal jazz al pop (“If you believe in life” in coppia con Ricci) al funky (“I’d rather be lonely”) passando per le tentazioni ispaniche (“Tu piel”). Su tutto il disco prevale una marcata vena soul e anche quando la Mottola scivola nel pop, lo fa con quella eleganza tipica delle jazz singers. Ma il racconto di questo ottimo “Fleeting moments” è tutto racchiuso nelle prime due tracce: “My inner gown” e “Time” che fondono perfettamente l’ortodossia del jazz con aperture moderne proprie della scrittura della Mottola, la cui voce, dal gusto internazionale, sebbene rimandi echi di altre interpreti femminili, ha già in se il germoglio della originalità. Inglese, portoghese mail disco si chiude con un brano in italiano: “Non c’è più dolore” un bell’esempio di come il canto jazz e la nostra lingua possano rivivere una nuova primavera. (Articolo di Carlo Pecoraro per il quotidiano “La Città” ).